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L'impatto delle informazioni, urlate, false, disorientanti, deterrenti, fuorvianti, o comunque non veritiere, ha fatto da padrone ed ha, di fatto, dettato l'agenda politico-sociale del Paese. L'informazione, libera, laica, vera, è un bene prezioso, così come lo è chi, ogni giorno con serietà, professionalità, dovere civico e deontologico, divulga notizie per dare al cittadino la possibilità, il Diritto (per meglio dire) alla Conoscenza. Perché senza conoscenza, c'è ignoranza, e paura. Ma la conoscenza presuppone la verità. Sempre. È davvero perseguibile questa strada? Sarà mai possibile recuperare quella qualità di stampa e della informazione che renda tutti più consapevoli e non in balìa del vento che tira, dei titoloni acchiappa click, o del potente di turno che spinge su fronti a lui maggiormente utili? E davvero "sorvegliare" le fonti significa imbavagliare l'informazione? Secondo l'autrice, se pluralismo e indipendenza sono i due concetti cardine intorno ai quali si può sviluppare una corretta analisi dello stato di salute del giornalismo e della comunicazione, il quadro emergente non è per nulla rassicurante. I mercanti hanno generato il caos, o viceversa?